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Per
l’esame psicoanalitico della scrittura non importa “ciò” che Erika ha
scritto, ma “come” lo ha scritto. Del resto, l’interpretazione psicologica
del contenuto delle lettere di Erika inviate a Leo, è già stata egregiamente
eseguita (e pubblicata) dalla professoressa Emilia De Rosa, coordinatrice
del settore Psichiatria e Psicoterapia dell’Infanzia e dell’Adolescenza del
Policlinico Agostino Gemelli di Roma(1).
Merita precisare, che questa psicoanalisi della scrittura è da ritenersi
opinabile e non scientifica, come lo è per tutta la psicoanalisi, quindi da
non prendere troppo sul serio.
La scrittura di Erika oggetto della nostra indagine, riguarda l' anno
precedente all'omicidio, per il quale è stata condannata. I segni
grafologici potrebbero rivelare, per es., che in quello scritto, Erika
possiede un carattere sensibile, che dona all’intelletto immaginativa,
fantasia e anche impressionabilità. Intelligenza poetica, stimolazione
mentale, finezza, variabilità di tono e di umore del pensiero, sensibilità e
percezione del bello, inclinazione a sedurre ed influenzare dalle cose...
Sul piano dell’emotività la scrittura rileva tenerezza,
disponibilità verso gli altri, della commozione e della
partecipazione su una forte base erotica e seduttiva.
Scrive Erika a Marco: <<…Vorrei che mi chiamassi almeno una
volta magari nel pomeriggio quando sono sola a badare alla mia
disgrazia e cioè Gianluca, il mio fratellino, ma che comunque gli
voglio bene>>.
La psicoanalisi della scrittura rivela, ancora, che il soggetto
presenta traumi relazionali profondi, affettività bisognosa di
soffrire e di far soffrire (con componenti auto ed etero-punitive),
ambivalenza affettiva lacerante, costrizione alla chiusura del proprio
io, malinconia profonda e senso d’isolamento. Psichismo
fragile. Temperamento austero e rigido, con repressione dei
sentimenti, intransigenza, seriosità di modi, uniformità di
comportamento, cioè con un linguaggio freudiano, “plagiato” da un
super-io esigente e totalizzante. Il gusto e l’amore del comando
consumano tutte le energie del soggetto, che non è molto disponibile
alla cultura degli affetti. La libido è forte, ma non raffinata,
mentre la preminenza data all’io ed il bisogno di comandare
impediscono un vero rapporto con gli altri.
Erika ricorre a dei disegni minuziosi, marca la propria
firma, appone ricci particolari in alcune sillabe maiuscole…
tutti segni, che rivelano un’abilità ad apparire più che essere,
capacità di giocare narcisisticamente e superficialmente con la
cultura e l’intelligenza e quella volontà di primeggiare, che
consente la comprensione strumentale delle cose, fatta non per
interesse reale, ma per fare bella mostra di sé.
Scrive Erika: <<Marco se tu volessi farmi un regalo per
Natale, desidero… una cena con Leo (Leonardo di Caprio) … e vabbé
vieni pure tu…>> .
La personalità è compromessa pesantemente dalla vanità, dalla
smania dell’elogio, del plauso e del consenso, che impediscono
qualsiasi approfondimento e qualsiasi personalizzazione di ciò che
viene appreso. L’esteriorità e la superficialità intellettive
diventano vanità sfrenata sul piano comportamentale, vanità che, per
raggiungere i suoi scopi, indulge alla lusinga, al raggiro, alla
falsità sostanziale, ammantata da maniere sdolcinate, tenere o
galanti.
Scrive Erika a Marco, per interposta persona, nel rapporto
immaginario con Leonardo di Caprio: <<Questo
disegno (la nave Titanic) l’ha fatto il mio fratellino Gianluca, per
favore fallo avere a Leonardo, se puoi, se no non importa, meglio
così>>.
Erika possiede un’
insicurezza, una perplessità su di sé e gli altri e uno stato di
ansia e di dubbio spesso ingovernabile, che si trasforma nella
sintomatologia della mania di verifica e di controllo, rappresentando
il lato magico-superstizioso dei sintomi ossessivi. Labilità emotiva.
Eccitazione incontrollata, furore, scatto reattivo inconsulto, messa
in parentesi dai freni inibitori. L’iperemotività, oltre che
manifestarsi con esplosioni d’ira e attacchi passionali frenetici,
si canalizza spesso in un bisogno compensativo e complessivo di
divertimenti, di compagnia, di eccessi alimentari e sessuali.
Personalità che tende a vantarsi, a lodarsi e ad esaltarsi fino alla
menzogna, adottata come schermo a una realtà sentita come deludente;
sbarramento fra l’io e gli altri. Volontà a difendere ad oltranza
il proprio io e le proprie posizioni, che sviliscono i fattori critici
e oggettivi del ragionamento.
Scrive Erika: << A Marco e Leo… i miei amici imbecilli…
scherzo… vi amo!!>>.
Orgoglio, supponenza, esteriorità, esagerato senso della propria
dignità personale, che sfociano in un eccesso di autostima privo di
sostrati razionali. Tendenza alla cristallizzazione mentale e povertà
emotiva. La fissità ideativa si traduce in una produzione delirante
di pensieri e di intendimenti, frutto di convincimenti soggettivi e
acritici concepiti dalla scrivente stessa. La persona è irriducibile
perché rifiuta la realtà effettiva dell’emozione rimossa e paventa
di alterare l’equilibrio raggiunto, per quanto artefatto esso sia.
Affermazioni di principio molto rigide e intransigenti, un certo
manicheismo morale che divide il bene e il male di netto e
senza remissione, una certa tendenza a dichiararsi perseguitati da
nemici ed a sentire fortemente l’ostilità altrui. Per essere ancora
più precisi, diciamo che la convinzione di essere perseguitati,
nasconde fattori aggressivi inconsci colpevolizzati e rimossi e che il
delirio di gelosia può celare tendenze omosessuali altrettanto
inconsce. Profilo psicologico gravemente disturbato, con forme di
produzione delirante e quindi di mentalità paranoica.
Scrive Erika: <<I’ Am… Erika... (Terminator)…>>
"Io sono Erika…Terminator". (Il regista di Titanic,
James Cameron Con, lo è anche del film Terminator, che Erika usa come
pseudonimo, nda)
Ancora, scrive: <<Vedi Marco, io ti penso, ti dimostro che
sono sì una fans ma anche una tua amica. E tu che fai? Mi dici prima che a Leo non lo vedi quasi mai, poi vado in
edicola e mi trovo sul giornale una tua foto con Leo. Ecco! Se mi
dissocio dal Fans Club è per colpa tua. E di quella fotografia. Ma se
mi chiami forse possiamo riparlarne…>>.
L’Io di Erika è protagonistico, orgoglioso e anche presuntuoso. Il
rapporto con l’altro è connotato da un dislivello di ruoli, in cui
lei assume quello di
primo attore e l’altro di spalla.
Il bisogno dei divertimenti Erika lo percepiva come un'
ingiusta privazione, scrive a Marco: <<Papà è sempre al
lavoro, mamma è sempre in parrocchia ed a me tocca stare a casa a
badare al fratellino, mentre i miei amici sono in giro a divertirsi
>>.
Di eccessi alimentari o di consumi d’alcool o di altre sostanze
allucinogene non ne abbiamo notizia. Di eccessi sessuali,
invece, pare che prima della tragedia omicida lei abbia trascorso con
Omar un pomeriggio di sesso. Se ciò fosse confermato dai fatti,
allora la nostra psicoanalisi della scrittura, troverebbe un riscontro
oggettivo, anche se, diciamolo, il vero problema in questi tragici
casi della psiche umana, non è tanto quello di evitare l'errore nell'
interpretarli, ma di allontanarsi il più possibile da esso, in questo
senso anche questo saggio è da "prendere con le molle".
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P.S.: La
psicoanalisi della scrittura di cui sopra è confermata ed accentuata
l'anno dopo, quando, il 24.8.1999 Erika scrive qualche "dedicuccia"
ad un nuovo (pseudo)fidanzato (dopo l' immaginario Di Caprio e il ripiego
dell'immaginazione): Marco Fabio. Tenendo conto che scrive mancina, la
scrittura del 1999 rispetto quella dell'anno precedente, rivela ed in
buona parte accentua i seguenti segni grafologici: rovesciata, ricci
fissazione ideativa, serrata, ductus ad arco, addossata, alta rotonda,
uguale, curva, parallela, marcata, lenta precisa, chiara, aggrovigliata,
attaccata, accurata studio.
Emerge: pessimismo, tendenza alla fuga fantastica compensativa,
attaccamento, conscio o meno, alle figure parentali e al proprio nido,
paura di esporsi e aprirsi, difficoltà a confidarsi e socializzare,
diffidenza su base emotiva, insicurezza e indecisione che facilitano gli
insuccessi scolastici. Ingenuità di fondo, scarsa destrezza, percezione e
timore della propria reale o presunta goffaggine. Immaginativa
vittimistica. Magnificazione dell'io e dei propri sentimenti, che vengono
espressi con un'enfasi sproporzionata alla causa o alla realtà
psicologica realmente vissuta. Esuberanza effusiva nei modi. Utopismo
programmatico, dispersività e incapacità di conseguimento dei propri
fini. Lentezza ideativa e operativa. Soggetto perfezionista, pedantesco,
con forte puntualità e rigore logico ed operativo. Si tratta di
personalità che hanno operato una scissione fra raziocinio e
pulsionalità e che hanno ingabbiato quest'ultima entro parametri di
repressione molto forti, fino a vivere su due versanti del tutto separati
e incomunicabili. Apparente freddezza, distacco, imperturbabilità di modi
e, nel complesso, una certa mollezza di indole, che tende al malinconico e
al flemmatico. Questi fattori depressivi vengono tenuti a bada dagli
imperativi di ordine e di pedanteria. Benché poco vitali e intristite,
sono quindi personalità poco influenzabili e renitenti al dialogo, con
barriere difensive insormontabili.
Al fidanzatino Fabio scriveva: "L'amore è per sempre". Nella
comunicazione amorosa "per sempre" non ha senso, per sempre
quanto? Tutto al più per la durata della vita, non oltre. Dirlo, però,
ci mette al riparo dall'ansia e dalla paura che l'amore possa finire. II
"per sempre" nell'immaginario amoroso di Erika... riprende quel
ruolo di Kate in Titanic, che anche dopo la morte di Di Caprio, seguitò
ad amarlo, affondando nei ricordi del passato tristi e luttuosi.
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Note.
(1) Fonte: Gente n° 14/2001, di Paolo Scarano, pgg. 50 - 58; Oggi n°
10 pg. 20,
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