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Dalle lettere di Erika a Leonardo di Caprio
Psicoanalisi della scrittura di Erika
di Patrizia Macedonio* e Saverio Fortunato**
(* Perita grafologa **criminologo clinico)

Per l’esame psicoanalitico della scrittura non importa “ciò” che Erika ha scritto, ma “come” lo  ha scritto. Del  resto, l’interpretazione psicologica del contenuto delle lettere di Erika inviate a Leo, è già stata egregiamente eseguita (e pubblicata) dalla professoressa Emilia De Rosa, coordinatrice del settore Psichiatria e Psicoterapia dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Policlinico Agostino Gemelli di Roma(1).
Merita precisare, che questa psicoanalisi della scrittura è da ritenersi opinabile e non scientifica, come lo è per tutta la psicoanalisi, quindi da non prendere troppo sul serio. 
La scrittura di Erika oggetto della  nostra indagine, riguarda l' anno  precedente all'omicidio, per il quale è stata condannata. I segni grafologici potrebbero rivelare, per es., che in quello scritto, Erika possiede un carattere sensibile, che  dona all’intelletto immaginativa, fantasia e anche impressionabilità. Intelligenza poetica, stimolazione mentale, finezza, variabilità di tono e di umore del pensiero, sensibilità e percezione del bello, inclinazione a sedurre ed  influenzare dalle cose...
Sul piano dell’emotività la scrittura rileva tenerezza, disponibilità verso gli altri, della commozione e della partecipazione su una forte base erotica e seduttiva.  
Scrive Erika a Marco: <<…Vorrei che mi chiamassi almeno una volta magari nel pomeriggio quando sono sola a badare alla mia disgrazia e cioè Gianluca, il mio fratellino, ma che comunque gli voglio bene>>.
La psicoanalisi della scrittura rivela, ancora, che il soggetto presenta traumi relazionali profondi, affettività bisognosa di soffrire e di far soffrire (con componenti auto ed etero-punitive), ambivalenza affettiva lacerante, costrizione alla chiusura del proprio io, malinconia profonda e senso d’isolamento. Psichismo  fragile. Temperamento austero e rigido, con repressione dei sentimenti, intransigenza, seriosità di modi, uniformità di comportamento, cioè con un linguaggio freudiano, “plagiato” da un super-io esigente e totalizzante. Il gusto e l’amore del comando consumano tutte le energie del soggetto, che non è molto disponibile alla cultura degli affetti. La libido è forte, ma non raffinata, mentre la preminenza data all’io ed il bisogno di comandare impediscono un vero rapporto con gli altri.
Erika ricorre a dei disegni minuziosi, marca la propria  firma,  appone ricci particolari in alcune sillabe maiuscole… tutti segni, che rivelano un’abilità ad apparire più che essere, capacità di giocare narcisisticamente e superficialmente con la cultura e l’intelligenza e quella volontà di primeggiare, che consente la comprensione strumentale delle cose, fatta non per interesse reale, ma per fare bella mostra di sé. 
Scrive Erika: <<Marco se tu volessi farmi un regalo per Natale, desidero… una cena con Leo (Leonardo di Caprio) … e vabbé vieni pure tu…>> .

La personalità è compromessa pesantemente dalla vanità, dalla smania dell’elogio, del plauso e del consenso, che impediscono qualsiasi approfondimento e qualsiasi personalizzazione di ciò che viene appreso. L’esteriorità e la superficialità intellettive diventano vanità sfrenata sul piano comportamentale, vanità che, per raggiungere i suoi scopi, indulge alla lusinga, al raggiro, alla falsità sostanziale, ammantata da maniere sdolcinate, tenere o galanti.
Scrive Erika a Marco, per interposta persona, nel rapporto immaginario con Leonardo di Caprio:  <<Questo disegno (la nave Titanic) l’ha fatto il mio fratellino Gianluca, per favore fallo avere a Leonardo, se puoi, se no non importa, meglio così>>.  
Erika possiede  un’ insicurezza, una perplessità su di sé e gli altri e uno stato di ansia e di dubbio spesso ingovernabile, che si trasforma nella sintomatologia della mania di verifica e di controllo, rappresentando il lato magico-superstizioso dei sintomi ossessivi. Labilità emotiva. Eccitazione incontrollata, furore, scatto reattivo inconsulto, messa in parentesi dai freni inibitori. L’iperemotività, oltre che manifestarsi con esplosioni d’ira e attacchi passionali frenetici, si canalizza spesso in un bisogno compensativo e complessivo di divertimenti, di compagnia, di eccessi alimentari e sessuali. Personalità che tende a vantarsi, a lodarsi e ad esaltarsi fino alla menzogna, adottata come schermo a una realtà sentita come deludente; sbarramento fra l’io e gli altri. Volontà a difendere ad oltranza il proprio io e le proprie posizioni, che sviliscono i fattori critici e oggettivi del ragionamento. 
Scrive Erika: << A Marco e Leo… i miei amici imbecilli… scherzo… vi amo!!>>.  
Orgoglio, supponenza, esteriorità, esagerato senso della propria dignità personale, che sfociano in un eccesso di autostima privo di sostrati razionali. Tendenza alla cristallizzazione mentale e povertà emotiva. La fissità ideativa si traduce in una produzione delirante di pensieri e di intendimenti, frutto di convincimenti soggettivi e acritici concepiti dalla scrivente stessa. La persona è irriducibile perché rifiuta la realtà effettiva dell’emozione rimossa e paventa di alterare l’equilibrio raggiunto, per quanto artefatto esso sia. Affermazioni di principio molto rigide e intransigenti, un certo manicheismo morale che divide il bene e il male di netto  e senza remissione, una certa tendenza a dichiararsi perseguitati da nemici ed a sentire fortemente l’ostilità altrui. Per essere ancora più precisi, diciamo che la convinzione di essere perseguitati, nasconde fattori aggressivi inconsci colpevolizzati e rimossi e che il delirio di gelosia può celare tendenze omosessuali altrettanto inconsce. Profilo psicologico gravemente disturbato, con forme di produzione delirante e quindi di mentalità paranoica.
Scrive Erika: <<I’ Am… Erika... (Terminator)…>> "Io sono Erika…Terminator". (Il regista di Titanic, James Cameron Con, lo è anche del film Terminator, che Erika usa come pseudonimo, nda)
Ancora, scrive: <<Vedi Marco, io ti penso, ti dimostro che sono sì una fans ma anche una tua amica. E tu che fai?  Mi dici prima che a Leo non lo vedi quasi mai, poi vado in edicola e mi trovo sul giornale una tua foto con Leo. Ecco! Se mi dissocio dal Fans Club è per colpa tua. E di quella fotografia. Ma se mi chiami forse possiamo riparlarne…>>.
L’Io di Erika è protagonistico, orgoglioso e anche presuntuoso. Il rapporto con l’altro è connotato da un dislivello di ruoli, in cui lei assume  quello di primo attore e l’altro di spalla. 
Il bisogno dei divertimenti Erika lo percepiva come un' ingiusta privazione, scrive a Marco: <<Papà è sempre al lavoro, mamma è sempre in parrocchia ed a me tocca stare a casa a badare al fratellino, mentre i miei amici sono in giro a divertirsi >>.  
Di eccessi alimentari
o di consumi d’alcool o di altre sostanze allucinogene non ne abbiamo notizia. Di eccessi sessuali, invece, pare che prima della tragedia omicida lei abbia trascorso con Omar un pomeriggio di sesso. Se ciò fosse confermato dai fatti, allora la nostra psicoanalisi della scrittura, troverebbe un riscontro oggettivo, anche se, diciamolo, il vero problema in questi tragici casi della psiche umana, non è tanto quello di evitare l'errore nell' interpretarli, ma di allontanarsi il più possibile da esso, in questo senso anche questo saggio è da "prendere con le molle".
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P.S.: La psicoanalisi della scrittura di cui sopra è confermata ed accentuata l'anno dopo, quando, il 24.8.1999 Erika scrive qualche "dedicuccia" ad un nuovo (pseudo)fidanzato (dopo l' immaginario Di Caprio e il ripiego dell'immaginazione): Marco Fabio. Tenendo conto che scrive mancina, la scrittura del 1999 rispetto quella dell'anno precedente, rivela ed in buona parte accentua i seguenti segni grafologici: rovesciata, ricci fissazione ideativa, serrata, ductus ad arco, addossata, alta rotonda, uguale, curva, parallela, marcata, lenta precisa, chiara, aggrovigliata, attaccata, accurata studio.
Emerge: pessimismo, tendenza alla fuga fantastica compensativa, attaccamento, conscio o meno, alle figure parentali e al proprio nido, paura di esporsi e aprirsi, difficoltà a confidarsi e socializzare, diffidenza su base emotiva, insicurezza e indecisione che facilitano gli insuccessi scolastici. Ingenuità di fondo, scarsa destrezza, percezione e timore della propria reale o presunta goffaggine. Immaginativa vittimistica. Magnificazione dell'io e dei propri sentimenti, che vengono espressi con un'enfasi sproporzionata alla causa o alla realtà psicologica realmente vissuta. Esuberanza effusiva nei modi. Utopismo programmatico, dispersività e incapacità di conseguimento dei propri fini. Lentezza ideativa e operativa. Soggetto perfezionista, pedantesco, con forte puntualità e rigore logico ed operativo. Si tratta di personalità che hanno operato una scissione fra raziocinio e pulsionalità e che hanno ingabbiato quest'ultima entro parametri di repressione molto forti, fino a vivere su due versanti del tutto separati e incomunicabili. Apparente freddezza, distacco, imperturbabilità di modi e, nel complesso, una certa mollezza di indole, che tende al malinconico e al flemmatico. Questi fattori depressivi vengono tenuti a bada dagli imperativi di ordine e di pedanteria. Benché poco vitali e intristite, sono quindi personalità poco influenzabili e renitenti al dialogo, con barriere difensive insormontabili.
Al fidanzatino Fabio scriveva: "L'amore è per sempre". Nella comunicazione amorosa "per sempre" non ha senso, per sempre quanto? Tutto al più per la durata della vita, non oltre. Dirlo, però, ci mette al riparo dall'ansia e dalla paura che l'amore possa finire. II "per sempre" nell'immaginario amoroso di Erika... riprende quel ruolo di Kate in Titanic, che anche dopo la morte di Di Caprio, seguitò ad amarlo, affondando nei ricordi del passato tristi e luttuosi.


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Note. (1) Fonte: Gente n° 14/2001, di Paolo Scarano,  pgg. 50 - 58; Oggi n° 10 pg. 20,

 

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