CRIMINOLOGIA.IT, RIVISTA INTERNET DI TEORIA E SCIENZE CRIMINALI, APPELLO: SALVIAMO LA GRAFOLOGIA FORENSE!

Dietro le sigle altisonanti di scuole, "università", club di grafologia, scuole superiore di perizie grafologiche e compagnia cantando, scava scava, trovi sempre...


i soliti ignoti


I soliti ignoti
(La fabbrica dei periti grafologi)
di Dr. Mario Boero
(Sostituto Commissario Polizia di Stato)
 

Per la mia laurea in Scienze dell'Investigazione ho scelto una tesi di criminologia, sul tema: "La grafologia forense", relatore Prof. Saverio Fortunato dell'Università degli studi di L'Aquila. Ho eseguito un profilo della ricerca di studio e tra libri e cose varie, ho potuto trovare tantissime teorie e tesi,  ognuna di esse presentata come l’unica attendibile e mi sono imbattuto anche in una selva di scuole ed associazioni, prive di riconoscimento giuridico,  che  però si presentavano come uniche depositarie della materia,  pretendendo, altresì, di dare riconoscimenti ad altre associazioni, scuole o persone. Nell' "universo" della grafologia da me visitato, ho trovato i soliti nomi e cognomi, le solite scuole, associazioni e personaggi che si "riconoscono" a vicenda, tra di loro,  concedendosi titoli fasulli altisonanti ed onori in un circolo vizioso.
Questa situazione di poca chiarezza nasce dal fatto che la legge italiana regolamenta le professioni distinguendo tra quelle tradizionalmente protette, da quelle non protette. Le prime, indubbiamente incidono su interessi direttamente tutelati dalla Costituzione e quindi sono disciplinate dalla legge. Le altre, per l’inerenza ad interessi che non sono direttamente tutelati dalla Costituzione ma, comunque, rilevanti sul piano sociale e ritenute degne di particolare tutela, sono definite non protette.
Purtroppo, il grafologo appartiene ad un terzo tipo di professione, ossia quelle “non regolamentate” per le quali non è richiesta l’adesione ad Albi o ad Elenchi; sono attività che hanno avuto un forte sviluppo per via dell’emergere del  bisogno di nuovi servizi, in ambito sociale.
Non è mia intenzione soffermarmi sulla problematica legata alla preparazione professionale del grafologo quando opera in ambito forense, come perito o consulente tecnico,  che,  è bene ricordare, dovrà soltanto farsi pubblicizzare dalla Camera di Commercio.
Non intendo neanche sottolineare il fatto che non esistendo un titolo di studio riconosciuto per “Perito Grafologo”, l’iscrizione al Ruolo degli Esperti avviene dietro la presentazione di “attestati vari” valutati o da chi non sa nulla di grafologia o da grafologi divenuti tali in virtù di analoghi “titoli”.
Non mi soffermo neanche su come  l’iscrizione all’Albo del Tribunale più che considerarlo come"titolo" in sé, sarebbe opportuno, invece, pretendere un valido titolo per consentirne l’iscrizione.
L’aspetto che invece mi preme evidenziare, è come questo stato di cose lasci  inevitabilmente spazio ad “improvvisatori” ed a persone interessate unicamente al  proprio “tornaconto economico”.
Queste vedono concreta la possibilità di autonominarsi “periti grafologi” ed addirittura riescono ad inventarsi “pseudoscuole” ed associazioni varie che si arrogano il diritto di decidere chi possa essere ritenuto all’altezza di fare il grafologo e chi no.
Naturalmente a farne le spese saranno i cittadini che, loro malgrado, dovessero ritrovarsi ad essere giudicati in base a perizie effettuate da questi improvvisatori.
Il tutto a scapito di quei principi di rigore, d'etica e di conoscenza, che dovrebbero essere alla base di una professione forense.
In Italia,  quasi tutte le scuole di grafologia spesso recano denominazioni altisonanti, ma risultano poi essere prive del necessario riconoscimento giuridico dello Stato, restando quindi iniziative a carattere privato. 
Chi intenda conseguire un titolo di studio in grafologia, farebbe meglio ad informarsi sul riconoscimento giuridico o meno del diploma rilasciato, perchè è bene ricordare che  i titoli accademici,  se non vengono  conseguiti presso università statali o riconosciute dallo Stato sono nulli e quindi le scuole che non hanno riconoscimenti, dovrebbero informare a priori.
E’ meglio dare il giusto peso a tutti quei "dottori" (o "docenti" o addirittura "rettori") in "Psicologia della scrittura" (che è cosa diversa dal diploma di laurea-breve in grafologia, tra l'altro abolito di recente dalla Riforma-Moratti), giacché ad oggi tale laurea, in Italia, non esiste.
Nei Tribunali i giudici e gli avvocati dovrebbero chiedere ai grafologi il titolo di studio legalmente riconosciuto (scuola statale o riconosciuta dallo Stato, non diplomi privi di riconoscimento dello Stato e dalle denominazioni altisonanti e fantasiose).
Io credo che per l'assenza di una regolamentazione, se un gruppo di persone decide di “fare quadrato”, giocando sull’equivoco dei reciproci “riconoscimenti”, se s’afferma che solo i titoli  rilasciati da “qualcuno” hanno un valore che in realtà non hanno,  se si fa credere che l’iscrizione alla Camera di Commercio ed all’Albo dei Tribunali costituiscono un titolo, se si pubblicano liste di grafologi, che hanno la stessa validità degli elenchi telefonici, ma si dice che in realtà si tratta di “elenchi di professionisti” , allora è facile ingenerare un equivoco che pochi riescono a razionalizzare e molti ne rimangono vittime.
 

Salviamo la grafologia forense!
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Pubblicato in rete il 9.12.2007