La fallacia della Dattiloscopia e della Grafonomia
Non è vero che al mondo non esistono due impronte digitali uguali
di Prof Saverio Fortunato
(Specialista in Criminologia Clinica,
Rettore Istituto Italiano di Criminologia
degli Studi di Vibo Valentia)
 

 
 

La polizia scientifica in grafologia adotta prevalentemente il metodo di Salvatore Ottolenghi, cosiddetto metodo grafonomico. Difatti, la grafonomia[1] risale agli studi di Salvatore Ottolenghi (1861-1934), illustre medico-legale astigiano che dopo aver frequentato i corsi di Cesare Lombroso all’Università di Torino e esserne stato assistente, ottenne la cattedra di Medicina-Legale a Siena, che resse fino al 1903. Si trasferì poi a insegnare a Roma, dove fu il promotore della fondazione della Scuola di Polizia Scientifica, alla quale diede un indirizzo antropo-biologico[2]. In Criminalistica, suo è il metodo grafonomico che si oppone a quello grafologico perché si basa non sull’interpretazione grafo-logica del segno grafico, ma sulla comparazione bio-antropologica criminale. Secondo Ottolenghi, la comparazione tra scritture deve avvenire tra elementi omogenei e corrispondenti, al pari dell’identificazione tra persone, per come le compie la polizia.

 
 


Afferma Ottolenghi: «La perizia grafica consiste essenzialmente in un confronto di due manoscitti allo scopo d’identificazione. Come si confrontano due fotografie fra di loro somiglianti o dissomiglianti per scoprire l’identità, come si confrontano i connotati di un individuo segnalato in tempi diversi per l’identità, così si confrontano due manoscritti per riconoscere l’identità o no di chi li ha scritti»
[3].

 
 


Il postulato di questo metodo è che al mondo non esistono due impronte digitali uguali; quindi, del pari, non esistono due scritture uguali.
Il metodo grafonomico è fallace, proprio perché la proposizione che ha alla base “non esistono al mondo due impronte digitali uguali”, è falsificata dalla notizia di cronaca del 12 ottobre 2019, dove l’Ansa per prima, ha svelato: «L'uomo Xavier Dupont de Laggonés arrestato a Glasgow non è il sospetto "mostro" di Mantes, accusato di aver sterminato la sua famiglia otto anni fa, poiché anche se le impronte digitali sono identiche, l’esame del Dna non corrisponde a quello dell'uomo in mano alla polizia scozzese, secondo quanto si apprende dagli inquirenti francesi»
[4].

Dunque, la proposizione Tutti i corvi sono neri è vera finché non s’incontrerà un corvo che non sia nero!
Ciò per dire che, se volessimo accettare il metodo grafonomico come valido, commetteremmo doppio errore scientifico: il primo, ci baseremmo (come accade anche per la grafologia tradizionale) su studi del Secolo scorso (datati 1924); il secondo, è che tale metodo oggi è fallace in Criminalistica (identificazione basata sulle impronte digitali), figuriamoci nella comparazione della scrittura
[5].

Non solo è fallace perché sappiamo che al mondo due persone possano avere le stesse impronte digitali (come dimostra il caso del “mostro di Mantes”), ma lo afferma anche l'Associazione americana per l'avanzamento delle scienze (AAAS), che in un report mettono in discussione questa certezza
[6]. Le impronte non sono più dunque un metodo efficace per l'identificazione di un soggetto. Joseph Kadane che ha collaborato al report  ha affermato: «I metodi che le analizzano servono a identificare la persona che ha lasciato il suo segno sulla scena del crimine, ma l'esame delle tecniche per analizzare le impronte digitali nascoste, dimostra che non esiste un metodo scientifico per stimare il numero di persone che condividono le caratteristiche di un’ impronta digitale, e inoltre non si può escludere l'errore umano durante il confronto". Di fatto, dunque, non c'è più la certezza che a un'impronta possa corrispondere un'identità: Non si può affermare che le impronte latenti possano essere associate a un unico individuo con una precisione del 100%»[7].

Secondo Marascio: Nel 2002 sulla rivista scientifica internazionale “European fingerprint standards a ‘pointless’ exercise” Fingerprint Whorld, 28, p. 19), è stata pubblicata la tabella comparativa che mostra come in alcuni Paesi (Svizzera, Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada) non è richiesto un numero minimo di punti di identità, lasciando spazio all'esperienza e all'etica professionale del tecnico operante. Va, inoltre, segnalato che nel 1995 l'International Symposium on Fingerprint Detection and Identification, ventotto esperti dattiloscopisti (rappresentanti di undici Paesi) all'unanimità hanno approvato una lieve modifica alla risoluzione del 1973 della I.A.I. (International Association for Identification), stabilendo che: “Non esistono basi scientifiche per esigere che un numero minimo predeterminato di punti caratteristici delle creste papillari debba essere presente in due impronte al fine di stabilire un'identificazione positiva”[8].

In Dattiloscopia non esiste un metodo scientifico che stabilisca scientificamente quale debba essere il numero esatto di punti caratteristici uguali per forma, posizione e orientamento, per scoprire l’identità. (In Italia c’è una sentenza della Corte di Cassazione che fa suo il parametro di 16/17 pts[9], ma la scienza non nasce dalla Corte di Cassazione).
 

 
 
 

Of the IAI Standardization II Committee[10]

APPENDIX C

International Practices

 
 

Country

Numeric Approach

Non-Numeric Approach

Albania

12 pts.

 

Australia

 

-

Bahamas

10/16 pts.

 

Belgium

12 pts.

 

Bosnia

8/12 pts.

 

Brazil

12 pt.

 

Canada

 

-

Czech Republic

10 pts.

 

Denmark

10 pts.

 

Finland

 

-

France

12 pts.

 

Germany

8/12 pts.

 

Hong Kong

12 pts.

 

Hungary

10 pts.

 

Israel

12 pts

 

Italy

16/17 pts.

 

Kosovo

 

-

Latvia

10/12 /16 pts.

 

Morocco

 

 

Netherlands.

10-12 pts

 

New Zealand

 

-

Norway

 

-

Poland

12 pts.

 

Republic of China

12 pts.

 

Romania

8/12 pts

 

Russia

 

-

Scotland

 

-

South Africa

7 pts.

 

Sweeden

 

-

Switzerland

 

-

Tanzania

16 pts.

 

United Kingdom

 

-

United States

7 pts.

 

 


Il solo dire che il valore di punti sia X in un paese e Y in un altro, non è scientifico perché non è un principio universale e valido per tutti.

Se in Fisica affermiamo questo principio (di Archimede): «Ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l'alto, uguale per intensità al peso del volume di fluido spostato», tale principio è universale e valido per tutti, tanto in Italia quanto in ogni parte del mondo. Questa è scienza.

In dattiloscopia, il solo dire che in Italia i punti possono essere 16 o 17 punti, allora delle due l’una: o sono 16 o sono 17, tertum non datur.

Questa vaghezza e indeterminatezza (in Romania addirittura o sono 8 o 12; in Latvia 8 o 12 o 16 pts) è in contrasto con il principio d’identità (se è A è A), col principio della non contraddizione (se una data proposizione A è vera, allora non può essere vera anche la sua negazione, cioè la proposizione «non A») e col principio del terzo escluso della Logica, posto che non è ammessa una terza possibilità oltre ad A o B.

Tutto ci rimanda a Parmenide: l’essere è non può non-essere. Ciò che-è, è; ciò che non-è, non è.

 

-------------------------------------------------------------------- Note --------------------------------------------------------------------------------------------------

[1] La parola grafo-nomico è composta: da grapho=scrittura; e -nomico=secondo elemento di parole composte derivate dal greco o formati modernamente, per lo più corrispondenti ai sostantivi in –nomia [dal gr. –nomikós, der. di –nomia]; -nomia= secondo elemento di parole composte derivate dal greco (per es. autonomia, economia, ecc.) o formate modernamente (per es., agronomia, tassonomia, ecc.), nelle quali significa ‘governo’, ’amministrazione’, ‘distribuzione ordinata o sistematica’ [dal gr. –nomia, risalente al tema di némō ‘amministrare’] In senso etimologico e filologico, il termine dovrebbe indicare “l’amministrazione della scrittura” (sic)

[2] Salvatore Ottolenghi ha lasciato molte opere per la medicina legale, per la criminalistica e la legislazione sociale e penale. Tra le sue principali opere, cito: “Polizia Scientifica” (1907); “Trattato di Polizia scientifica” (1931); “Trattato di psichiatria forense”, in collaborazione con Sante De Sanctis (1920).
[3] Salvatore Ottolenghi, Perizia di Scrittura e Identificazione Grafica, ed. Tip. Delle Mantennate, Roma 1924 – Sulla rotta del sole, Giordano editore
[4]Fonte:  http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/10/11/catturato-dopo-otto-anni-il-mostro-di-nantes_176a118f-63ce-48b0-afa1-757d352e65fe.html

[5]Una sentenza della Corte di Appello di Trento, ha affermato: «Nell’accertamento dell’autografia di una scrittura privata, il metodo grafologico dell’esame dell’aspetto dell’esecuzione grafica, basato sul rilievo dell’impronta personale della scrittura, estrinsecamente nella diversità della linea della pressione, dell’estensione, della velocità come quello in formato ha più sicuri criteri scientifici, dà maggiore affidamento dell’esame grafonomico, sicché, in caso di discordanza dei risultati dell’esame condotto con i due metodi, sono più attendibili quelli ottenuti col primo» (così in App. Trento, 12 maggio 1956 “Giu: Civ. Mass”,1956, 25)

[6]Lo studio: "Le impronte digitali ​non sono più uniche", articolo di Franco Grilli, Il giornale del 10.10.2017
[7] Fonte: https://www.onap-profiling.org/identificazione-dattiloscopica-la-realta-italiana/ - Articolo di Silvestro Marascio in ScienzeForensi, Anno 3, n° 4, dicembre 2012
[8]Ibidem, nota 7

[9] Sentenza nr. 2559 del 14.11.1959 della Suprema Corte, Sez. 2^. 7. Si veda anche: «Conformemente ai risultati delle più moderne ricerche scientifiche, l’indagine identificativa di una persona attraverso le impronte digitali dà piena garanzia di attendibilità senza bisogno di elementi sussidiari di certezza, quando si riscontri l’esistenza di almeno 16/17 punti caratteristici uguali per forma e posizione, anche se le impronte appartengono solo alla porzione di un dito» Fonte: ibidem, nota 7

[10]The Report of the International Association for Identification, Standardization II Committee. September 30, 2010, p. 47; https://www.ncjrs.gov/pdffiles1/nij/grants/233980.pdf
     
 
 

 

© Criminologia.it -Pubblicato il 09.8.2020